L’urlo della sirena di Maria Enea: le foto di blogger e lettori

Ecco una galleria di immagini che mi riempie di emozioni.

Conoscete la trama? Eccola.

In una Palermo devastata dai bombardamenti alleati, la dodicenne Cristina, affetta da poliomielite, perde la propria casa nell’antico quartiere dell’Albergheria e con la famiglia è costretta a rifugiarsi a casa della nonna, in periferia.

Nel racconto le vicende e le violenze della Storia s’incrociano con quelle di cui è vittima Cristina. La sua ancora di salvezza è rappresentata dalla profonda amicizia con la cugina Franca e con la ricchissima marchesina Laura Betalli, colta e femminista ante litteram.

Tra mille difficoltà, letture, sorrisi, musica, paure, orrori e prime esperienze sentimentali, le tre ragazze realizzeranno le proprie aspirazioni, e Cristina riuscirà, con la sua caparbietà e la sua passione per l’arte, a trovare il riscatto umano a cui aspira. Una storia di speranza e resilienza che resterà nel cuore del lettore.

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Due paroline su Artemisia Gentileschi

Artemisia Gentileschi era figlia di Orazio, un mediocre pittore che esercitava il suo mestiere a Roma ed era considerato da Caravaggio uno dei suoi migliori amici.

Artemisia, seria e intelligente, manifestò fin dall’infanzia un eccezionale talento pittorico, tanto che Caravaggio le permise di dare qualche pennellata alle sue tele.

Quando il grande pittore lombardo, sempre al centro di torbide faccende e di oscuri intrighi, fu bandito da Roma per un omicidio, continuò a scrivere ad Artemisia, che per lui era la figlia che non aveva mai avuto.

Artemisia era seria e assorta, totalmente immersa nella sua arte e priva di interesse nei confronti degli uomini e del matrimonio.

Nel 1611 Artemisia fu tradita da due persone di cui si fidava e fu sorpresa in casa dal pittore Agostino Tassi, già sposato, che la violentò.

Il processo fu più umiliante e infamante per lei che per lo stupratore! Denudata e palpata in tribunale, fu ulteriormente vittima dell’interesse maschile.

Segnata a vita dall’esperienza subita, la pittrice, che con grandi difficoltà riuscì ad affermarsi, tornò più volte sul tema della violenza. Ecco la sua più celebre vendetta pittorica: Giuditta decapita Oloferne.